una sposa racconta al marito
Giulia e Andrea si erano sposati da soli tre mesi ed erano ancora nella fase della luna di miele, dove ogni litigio si risolveva con un bacio e ogni difetto dell’altro era ancora “adorabile”. Una sera, seduti sul divano, Giulia si strinse ad Andrea e gli disse: “Amore, devo confessarti una cosa. Qualcosa che ho nascosto per tutto il tempo del nostro fidanzamento. Ho paura che tu possa arrabbiarti.”
Andrea la guardò, con un sorriso rassicurante. “Tesoro, non c’è niente che tu possa dirmi che mi possa far arrabbiare. Ti amo. Qualunque cosa sia, dimmela. Sei stata una spia russa? Hai una collezione segreta di nani da giardino? Dimmi pure.”
Giulia fece un respiro profondo. “Andrea, ricordi quando mi hai chiesto di sposarti? Ricordi che in quel momento, ho esitato un attimo prima di dire ‘Sì’?”
“Sì, me lo ricordo. Ho pensato che volessi che mi inginocchiassi di nuovo. Ma dimmi, perché hai esitato?”
Giulia chiuse gli occhi. “Ho esitato perché, in quel preciso momento, ho pensato al mio conto in banca. Ho pensato che sposarti, avrebbe significato dover condividere le mie finanze con te, e ho paura che tu possa spendere tutti i miei soldi per comprare… non so… altri videogiochi.”
Andrea scoppiò a ridere. “Ma amore! È una cosa normale! Tutti hanno paura di condividere i soldi. Ma io non sono uno spendaccione. E poi, il tuo conto in banca è un mistero per me. Non so nemmeno quanto guadagni. Non ti preoccupare, non spenderò i tuoi soldi. Ma, dimmi: **perché hai esitato così tanto?**”
Giulia si fece seria. “Ho esitato perché, in quel momento, ho avuto un flash. Ho pensato a mia madre. Sai che lei e papà litigano sempre per i soldi. E ho pensato che se avessi sposato te, avremmo litigato anche noi. E non volevo che finisse così. Ma poi, ho pensato che tu sei un uomo fantastico, e ho detto ‘Sì’.”
Andrea la abbracciò. “Sei adorabile, amore mio! Ma dimmi, se hai paura dei videogiochi, perché hai comprato quella collezione di scarpe che hai nascosto nell’armadio? Hai speso una fortuna! Quella è una spesa seria, non un videogioco!”
Giulia sorrise, con un’aria di trionfo. “Le scarpe sono un investimento, Andrea! Non sono un videogioco! Sono un ‘asset’ che non perde valore. E poi, le ho comprate con i soldi che ho guadagnato vendendo la tua vecchia collezione di fumetti. Non ti ho detto niente, perché sapevo che ti saresti arrabbiato.”
Andrea la guardò con occhi spalancati. “Hai venduto i miei fumetti? La mia collezione? Ma erano da collezione! Valutavano una fortuna!”
Giulia gli fece l’occhiolino. “Non preoccuparti, tesoro. Ti ho comprato un nuovo videogioco. E a proposito, ho usato i soldi per comprare il nostro letto nuovo. Spero che ti piaccia. E adesso, non fare il muso. Voglio un bacio, e voglio che mi compri un’altra collezione di scarpe. E non dirmi di no, perché ho venduto i tuoi fumetti.”
Andrea si arrese. **Il matrimonio non era una questione di amore, ma di negoziazione.** E sua moglie era un maestro di negoziazione. L’unico mistero rimasto era: cosa avrebbe venduto Giulia la prossima volta per comprare un’altra collezione di scarpe?