una signora e a passeggio col figlio
La signora Antonietta, armata di cappello a falda larga e di una pazienza che rasentava il masochismo, era a passeggio nel parco con suo figlio, il piccolo Gennaro. Gennaro non era un bambino come gli altri. Aveva quattro anni, ma una capacità dialettica degna di un avvocato e la tendenza a porre domande che avrebbero messo in crisi un filosofo professionista. Stava attraversando la fase del “Perché?”
Gennaro si fermò davanti a un albero. “Mamma, perché l’albero è verde?”
Antonietta sorrise. “Tesoro, perché c’è la clorofilla, che è una sostanza che serve alla pianta per nutrirsi con la luce del sole.”
“Perché la clorofilla è verde?”
“Perché assorbe tutti gli altri colori dello spettro, tranne il verde, che riflette,” spiegò pazientemente Antonietta.
“Perché assorbe gli altri colori?”
Antonietta sospirò. “Perché è strutturata così, Gennaro. È la natura.”
“E perché la natura ha deciso di strutturarla così?”
A questo punto, Antonietta stava sudando. Vide un cane che abbaiava. “Gennaro, guarda quel cane! Perché i cani abbaiano?”
“Perché devono comunicare, mamma. Ma non cambiare argomento. Perché i cani non sono verdi, come la clorofilla?”
Antonietta si arrese. Si sedette su una panchina, tirò fuori un pacchetto di biscotti e disse: “Gennaro, ti do un biscotto per ogni domanda che non fai nei prossimi cinque minuti.”
Gennaro la guardò con i suoi grandi occhi penetranti. “Mamma, **perché** i biscotti sono a forma di stella?”
Antonietta strinse il sacchetto. “Facciamo così. Non ti do i biscotti. Ti darò cinque euro per ogni persona che riusciamo a far scappare dal parco urlando. Sei pronto?”
Gennaro sorrise, e Antonietta capì di aver trovato l’unica strategia educativa in grado di portare la pace: la corruzione. Cominciarono a urlare insieme, a squarciagola, fingendosi degli zombie. Dieci minuti dopo, il parco era deserto, e Gennaro contava venti euro di ricompensa. La natura, dopotutto, rispondeva a leggi molto semplici: la legge del silenzio pagato e la legge della fuga di massa.