nella villa suona il telefono
Era l’una di notte quando l’anello squillante del telefono ruppe il silenzio maestoso della Villa Belvedere. Il Duca Ottavio De Lorenzi, un uomo noto per la sua ricchezza e la sua spiccata avarizia, si svegliò di soprassalto. Trovava il rumore del telefono a quell’ora estremamente volgare e irritante. Sua moglie, la Duchessa Camilla, non si mosse nemmeno, abituata a ignorare tutto ciò che non fosse champagne d’annata.
Il Duca, avvolto in una vestaglia di seta, si precipitò al piano inferiore, inciampando sulle scale in marmo. Sollevò la cornetta, ansimando per lo sforzo, e urlò nel microfono: “Chi osa disturbarmi a quest’ora? Sono il Duca De Lorenzi, e sappia che questa chiamata mi costerà un patrimonio di sonno e pazienza!”
Dall’altra parte della linea, una voce allegra e giovanile rispose: “Ehi, ciao! Scusa l’ora, ma stavo giocando al telefono senza fili con i miei amici. Sai, la solita roba del sabato sera.”
Il Duca Ottavio sgranò gli occhi. “Il telefono senza fili? Sei un villano! Come osi chiamare la mia linea privata per un gioco infantile? Chi sei?”
Il ragazzo rispose con calma: “Beh, è la prima volta che mi risponde qualcuno. Gli altri non alzano mai. Comunque, mi chiamo Giorgio. Eravamo un po’ ubriachi e abbiamo deciso di chiamare tutti i numeri a caso finché qualcuno non rispondeva per sentire la sua reazione. La sua è stata la più divertente, Duca. Grazie per aver partecipato. Comunque, l’ultima persona mi ha detto di chiedere a lei: ‘Dov’è il tesoro nascosto?'”.
Ottavio si sentì improvvisamente meno stanco. “Tesoro nascosto? Aspetta! Non riattaccare! Di che tesoro stai parlando? Dove lo hai sentito? Forse è un segreto di famiglia che mia nonna ha lasciato nascosto da qualche parte. Dimmi, ragazzo, dimmi tutto! Ti darò una ricompensa! Ti manderò un assegno…”
Il ragazzo sbadigliò. “Tesoro… Ah, sì, era una patetica battuta di un nostro amico su un vecchio film che stava guardando. Non c’è nessun tesoro, Duca. Buonanotte. E, a proposito, ha un tono di voce fantastico per una registrazione di segreteria telefonica. Dovrebbe provarci. Ciao!” Clic. La linea cadde. Il Duca Ottavio rimase con la cornetta in mano, a fissare il vuoto, il suo cuore avido in frantumi. Non solo non aveva dormito, ma aveva anche sprecato tempo con un imbroglione… e non aveva osato fargli pagare la chiamata.