il cane dellavvocato
L’Avvocato de Grandis, un uomo noto per la sua spietatezza in tribunale e la sua eleganza impeccabile, possedeva un cane di razza, un Labrador di nome ‘Lex’. Lex non era un cane comune. Era stato addestrato per anni non solo a dare la zampa, ma anche a recuperare i fascicoli legali, abbaiare solo su comando in latino, e indossare un papillon durante gli incontri importanti. L’Avvocato lo considerava il suo partner più fidato.
Una sera, l’Avvocato tornò a casa distrutto da un caso difficile. Entrò e vide Lex seduto al centro del salotto, circondato da brandelli di carta e un tappeto rovinato. In mezzo al caos, c’era un pezzo di carta strappato che l’Avvocato riconobbe con orrore: era il suo **discorso di apertura** per il caso del giorno dopo, una causa da milioni di euro, che era stato meticolosamente distrutto.
L’Avvocato, pallido, si avvicinò a Lex. “Lex! Cos’hai fatto? Hai distrutto il mio discorso! Eravamo pronti per domani! Mi hai mandato in rovina!”
Lex, con gli occhi abbassati e la coda che batteva piano, indicò con il muso un altro angolo della stanza, dove era seduto, rannicchiato, un piccolo e innocente gattino nero. Il gattino era nuovo, l’aveva comprato la moglie per fargli una sorpresa, ma l’Avvocato non l’aveva ancora visto.
L’Avvocato capì subito. Lex stava cercando di incolpare il gatto. Per Lex, il gatto era il colpevole perfetto: piccolo, nuovo, e senza alcuna conoscenza del diritto civile. L’Avvocato scoppiò a ridere, una risata amara. “Lex, lo so che sei stato tu! Il gatto è qui da un’ora! E tu sei un Labrador, non un chihuahua! Hai strappato un documento legale, Lex! Hai infranto il Codice Civile canino!”
Lex si alzò, prese la cornetta del telefono con la bocca, e la portò all’orecchio dell’Avvocato. Poi abbaiava in latino: “**Vocat meum advocatum!**” (“Chiamo il mio avvocato!”).
L’Avvocato si lasciò cadere sul divano. “Sei geniale, Lex! Mi hai insegnato una lezione: non devi mai ammettere la colpa, devi sempre puntare il dito contro qualcun altro, anche se quel qualcun altro è un gatto innocente. E a proposito, hai visto dove ho messo la mia penna d’oro? Credo di averla lasciata sulla scrivania.”
Lex si allontanò, e tornò poco dopo con la penna d’oro in bocca. L’Avvocato era soddisfatto. “Bravo, Lex! Sei il mio assistente perfetto. Ma dimmi… perché hai ancora in bocca un pezzo della mia giacca nuova?”
Lex abbaiò tre volte, poi abbaiò di nuovo in latino: “**Ignorantia legis non excusat!**” (“L’ignoranza della legge non scusa!”).
L’Avvocato sorrise. “Non preoccuparti, Lex. Troviamo un cavillo. Adesso, andiamo in tribunale. Dobbiamo ricostruire il mio discorso, e la colpa è del gatto. Troviamo un testimone che giuri di aver visto il gatto strappare il documento. E, a proposito, il gatto è ancora lì? Bene. Dagli un po’ di cibo. Ha un futuro promettente in tribunale.”